Somatocrazia: nemesi di una dittatura sanitaria

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Somatocrazia: nemesi di una dittatura sanitaria

Febbraio 20, 2023 Approfondimenti Blog News 0

Michel Foucault, nell’ambito delle sue ricerche sulla biopolitica, definiva “somatocrazia moderna” (M. Foucault, 1976, Crisi della medicina o crisi dell’antimedicina?, in Archivio Foucault 2. Interventi, colloqui, interviste. 1971-1977, pp. 202-219)[1]. l’idea di “un regime per il quale una delle finalità dell’intervento statale è la cura del corpo, la salute fisica, la relazione tra la malattia e la salute” (ivi, p. 205). Più in particolare, secondo Foucault, la somatocrazia indica l’investimento nel campo sociale da parte del sapere medico, evidenziando un’osmosi tra medicina, politica ed economia che riguarda un doppio versante: la salute del corpo come fattore essenziale per la conservazione e l’accrescimento della forza lavoro e la salute del corpo come fattore di mercato.

Non è chi non veda come tale legame sia stato reciso di netto, durante l’ultimo triennio (augurandoci non divenga un lustro), giacchè pare di lapalissiana evidenza che l’intervento statale abbia adottato quale finalità apparente la tutela del benessere psicofisico del cittadino, elidendo tuttavia, anzi calpestando in toto il diritto al lavoro, che costituisce il cardine della nostra Repubblica e relegandolo nel dimenticatoio della Storia democratica del nostro ex bel Paese.

In nessuna scelta strategica, il regime sanitario in atto -fotografia in bianco e nero di un triste Stato etico- ha avuto riguardo per la protezione del Diritto al Lavoro (ex multis, art. 1 della Costituzione), nè tantomeno si è prodigato per la tutela del cittadino, a cui -una volta strappato l’impiego sotto il ricatto di un TSO- si potrebbe affermare senza tema di smentita, gli si sia tolta ragione e finalità dell’esistenza.

Le misure draconiane, adottate nel biennio 2020-2022 e di cui ancora oggi subiamo i pessimi influssi, hanno certamente condotto all’appassimento di ogni velleità d crescita economica, sia essa definibile individuale oppure collettiva e dulcis in fundo, è dato notorio non abbiano neppure condotto all’apparente esito sperato: la prevenzione di una malattia dalle dubbie origini e dalle più che dubbie cure (a partire dal paracetamolo ed attesa “vigile”).

La tirannide sanitaria italiana, fra le più oppressive a livello mondiale, non ha risparmiato neppure le giovani generazioni, assurte al ruolo di vittime sacrificali sull’altare di uno scientismo dogmatico, che si prefiggeva quale principale fine la protezione degli anziani, salvo farli poi perire all’interno di rsa, alla cui porta di ingresso, potremmo sospettare fosse stato affisso il seguente cartello: “le terapie vaccinali rendono liberi”, riportandoci con la memoria agli orrori dei lager nazisti.

Ed infine è giunta la Consulta a scagliare l’ultimo dardo crudele, che pendeva come spada di Damocle sulle teste di milioni di italiani: il trattamento sanitario, a mezzo lo strumento c.d. vaccinale, non solo era possibile giuridicamente, secondo gli indecorosi assunti dell’odierno giudice delle leggi, ma addirittura necessario eticamente. Seppure esso conduca a spezzare vite e quantunque fossero le vite di tutti gli inoculati? Mi verrebbe da formulare codesto quesito di giustizia (divina, però, che su questa terra italica la Dea Giustizia pare latitare).

Ed allora, a chiusa delle sconfortate riflessioni che precedono, tornano in mente come un faro in questa nebbia, diffusasi nel basso (in ogni sua accezione) periodo repubblicano italiano, le alte parole dei Padri Costituenti, espresse durante i lavori prodromici alla redazione della Carta Costituzionale e tratte dal verbale redatto il 9.9.1946:

“…l’On. Moro respinge, con l’affermazione dell’autonomia e della priorità della persona umana, l’idea di uno stato totalitario in senso stretto, come una entità a sé stante che determini essa stessa i criteri di moralità ai quali l’uomo deve ispirarsi. Non si tratta di limitare il potere esecutivo soltanto, si tratta di limitare anche il potere legislativo di fronte a determinate aberrazioni. Occorre soprattutto affermare la dignità della persona umana, senza sminuire però l’autorità dello Stato, creando anzi uno Stato forte e realizzando una giustizia forte. Respinta l’idea dello Stato come entità a sé stante, sostiene la necessità di affermare la dignità dello Stato democratico, espressione di un sistema di realizzazioni umane di cui l’uomo è il punto essenziale di riferimento.

l’On. Lucifero è d’accordo sulla necessità di uno Stato forte, nel senso che la forza dello Stato debba garantire i diritti della libertà dei cittadini. Diritti che, a scanso di ogni equivoco, devono essere affermati nella Costituzione con la maggiore chiarezza. Non è soltanto il potere esecutivo che può violare questi diritti, ma anche quello legislativo, anche quello giudiziario, ed anche il quarto potere, quello economico. A suo avviso, è soprattutto dal quarto potere che occorre difendere le libertà dei cittadini, in quanto lo Stato deve rimanere lo Stato di tutti, non lo Stato di una classe…”

Il Quarto potere… la quarta rivoluzione industriale preconizzata ed ardentemente voluta, sulla pelle della popolazione mondiale, dalle elìte che governano il mondo e che recentemente si sono riunite a Davos, era considerato dai nostri Padri Costituenti il nemico dell’”uomo”, inteso quest’ultimo quale “punto essenziale di riferimento” dello Stato di Diritto, a cui si contrappone l’odierno Stato Etico, rappresentazione del regime sanitario in atto.

In un lemma, la “Somatocrazia”, che si è instillata nelle menti dei nostri governanti e di tanti concittadini e da cui forse solo una nuova, degna ed onesta Costituente potrà fungere in futuro da contraltare, ai fini del ripristino della Res Publica a misura d’uomo, nel più ampio rispetto dei diritti naturali.

Ad maiora

Avv. Valeria Panetta