Chi non conosce il passato è condannato a ripeterlo

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Chi non conosce il passato è condannato a ripeterlo

Marzo 28, 2022 Blog 0

Alla fine del 2015 il presidente delle Filippine Benigno Aquino III fece un accordo con la SANOFI per l’acquisto di tre milioni di dosi del primo vaccino contro la Dengue(nome del vaccino Dengvaxia), una malattia dovuta ad un virus a Rna della famiglia Flaviviridiae trasmesso dalla puntura di zanzare Aedes; di questo tipo di virus esistono quattro sierotipi( nel 2013 è stato segnalato un quinto sierotipo)L’infezione ha nella maggioranza dei casi (75%) un decorso  asintomatico, mentre può assumere il decorso di una normale sindrome influenzale, infine in casi più rari può causare emorragie e morte. Il costo di questa fornitura di vaccini è stata di quasi 60 milioni di dollari pari alla spesa annua per tutta la sanità; tutto ciò per una malattia che non rientra nelle prime 10 cause di morte in quel paese.Alcuni professionisti del settore sanitario ed in particolare i dottori Antonio e Leonidas Dans nel Marzo 2016, sulla base dell’analisi dei primi dati degli studi della Sanofi Pasteur, espressero gravi perplessità sulla campagna vaccinale di massa dei bambini tra i due e i cinque anni che a loro dire avrebbero corso un rischio 7 volte maggiore di ammalarsi di forme gravi in seguito alla vaccinazione e successiva infezione. Lo stesso mese però il gruppo consultivo sui vaccini della OMS venne in soccorso della campagna vaccinale(ca va sans dire)affermando che non erano stati individuati segnali di pericolo e che i i dati di ricoveri di bambini vaccinati non erano statisticamente significativi. Si trattava di una pura “possibilità teorica” che rischiava di compromettere la fiducia pubblica nel vaccino che era assolutamente consigliato con un programma di routine nelle regioni col 70% di popolazione già infettata una prima volta ed in cui nell’arco di 30 anni avrebbero ridotto del 30% i ricoveri ospedalieri.Le autorità filippine erano così convinte della sicurezza del Dengvaxia che rinunciarono anche a chiedere i dati di farmacovigilanza da parte della Sanofi e inserirono in meno di un anno nel programma sanitario nazionale lo stesso vaccino quando normalmente ne occorrevano almeno 5 di anni per ogni altro farmaco.

I due coraggiosi medici continuarono a parlare di una contestatissima teoria, la cosiddetta ADE( antibody dependent enhancement) il cosiddetto potenziamento dipendente dagli anticorpi secondo la quale la presenza di anticorpi non neutralizzanti un virus per scarsa specificità, o affinità per il virus medesimo   o per ridotto titolo, lungi dal rappresentare una protezione finirebbero invece per diventare dei “cavalli di Troia” da favorire l’ingresso delle particelle virali nei macrofagi, cellule dendritiche e monociti e soprattutto proteggerle dalla distruzione normale da parte di tali tali cellule in cui invece finiscono per replicarsi e determinare la produzione di citochine infiammatorie.

La risposta fu che i medici che avessero preso parte alla “disinformazione” su Dengvaxia sarebbero stati responsabili di ciascuna morte di Dengue che sarebbe potuta essere prevenuta dal vaccino.Ma il tempo fu galantuomo una volta tanto e così nel novembre del 2017 la stessa Sanofi e a ruota la OMS dovettero avvertire che il vaccino non doveva essere somministrato agli individui che non erano mai stati contagiati dalla dengue. Nel frattempo già 830.000 bambini erano stati già vaccinati senza che fosse mai stato condotto un esame sierologico preventivo per accertarsi dell’eventuale mancanza di precedente contatto col virus. La casa farmaceutica, per bocca del responsabile medico Su-Peing Ng, di fronte alle perplessità espresse da più ricercatori riguardo a tale mancanza si difese dicendo che aveva rispettato i protocolli noti fino allora, muovendosi in un campo inesplorato, e che aveva  fatto analisi sierologiche preventive nel 10% dei partecipanti alla studio sui vaccini e che tale percentuale veniva ritenuta significativa come era stato fatto per altri vaccini.

Intanto studi di 15 anni condotti dagli scienziati che collaboravano al Nicaraguan Pediatric Dengue CohortStudy avevano portato ad una scoperta di grande importanza; infatti dall’analisi sierologica di oltre 41000 campioni di sangue prelevati nel corso di più di 12 anni era emerso che i bambini che avevano una determinata concentrazione di anticorpi(non abbastanza bassa da essere inutile, non abbastanza alta da essere offrire protezione, ma a un livello intermedio) avevano un rischio quasi 8 volte maggiore di sviluppare una forma grave di dengue.

In sostanza se gli anticorpi sono assenti o presenti in piccolissimo  titolo non possono potenziare col meccanismo ADE una successiva infezione di dengue. Se gli anticorpi sono presenti in alta concentrazione riescono a contrastare qualsiasi nuovo virus anche avendo una minore affinità e specificità. Ma se il titolo si colloca in una fascia intermedia in quella che lo scienziato Harris definisce la “zona di pericolo” allora possono favorire  l’ingresso del virus nei macrofagi senza disinnescarlo , accelerandone la replicazione. L’articolo pubblicato da Science firmato dallo stesso Harris fu ritenuto uno “studio da fuoriclasse” che avrebbe fatto cambiare idea a tanti decisi oppositori dell’ADE.

Pochi giorni dopo la pubblicazione dell’articolo di Harris, nel novembre del 2017 la Sanofi e più tardi l’OMS annunciarono che il vaccino non doveva essere somministrato a chi non aveva mai avuto la dengue. E dire che nel marzo del 2016 era apparso sulla rivista “Vaccine” a firma Halstead un articolo nel quale si affermava che il Dengvaxia avrebbe potuto causare problemi in persone mai venute a contatto con il virus della dengue.Si arrivò alla determinazione da parte della Sanofi che la vaccinazione andava fatta a partire dai nove anni perché l’età, a dire della casa farmaceutica, era un buon indicatore della possibilità che i bambini, nei paesi di endemia, fossero già venuti a contatto una prima volta col virus. In realtà una tale affermazione è stata contestata da tantissimi scienziati perché in un gruppo di bambini di nove anni possono essere in tanti a non avere mai avuto la dengue e il solo modo di saperlo è fare la analisi sierologiche. In sostanza , come sostenuto da Antonio e Leonidas Dans  in un articolo pubblicato sul “Journal of Clinical Epidemiology” non esiste un fondamento biologico per fissare a 9 anni l’età di soglia per la vaccinazione.Incredibilmente l’OMS , per bocca di Joachim Hombach(consulente sanitario senior del Dipartimento immunizzazioni, vaccini e sostanze biologiche della stessa organizzazione)ha confermato tale raccomandazione della Sanofi affermando che: “ La revisione effettuata è stata estremamente approfondita, trasparente e in conformità con le nostre procedure pubblicate”.Nel Luglio del 2018 in un articolo sul “ New England Journal” la Sanofi confermava il rischio di forme gravi di dengue nei bambini sieronegativi che avevano ricevuto il vaccino, per quanto si affermasse che” i meccanismi patogenetici alla base di tali evidenze risultassero “ignoti” (nonostante i sostenitori dell’ADE avessero previsto tali conclusioni).Mentre gli scienziati combattono tra loro i genitori dei bambini vaccinati tremano all’idea che i propri figli possano essere colpiti da forme gravi e mortali di dengue. Healstead ha scritto  che la riduzione del titolo anticorpale nei bambini vaccinati che erano sieronegativi al momento della vaccinazione può nel tempo portare ad un titolo anticorpale che rientra nella zona di rischio di ADE in caso di contagio. Anzi sulla base dei dati della stessa Sanofi, per cui su 1000 bambini vaccinati da sieronegativi 5 sono ospedalizzati e 2 per forme gravi, ha calcolato che nelle Filippine più di 4000 bambini potrebbero essere ricoverati per dengue potenziata da vaccino.Tutta questa storia solleva domande impellenti su come le case farmaceutiche, gli enti di controllo nonché le autorità sanitarie debbano procedere negli studi e nell’approvazione di trattamenti preventivi che potrebbero risultare imperfetti e dannosi. E’ morale mettere a rischio la salute di una minoranza di persone per proteggere la maggioranza? E’ etico rendere obbligatorio un trattamento preventivo mettendo a rischio la salute sia pure di una minoranza?Sta di fatto che ai primi del 2019 la FDA ha approvato il vaccino della Sanofi  sulla base di tre studi randomizzati con controllo placebo effettuati su 35000 individui , prima che nelle Filippine fosse completata l’inchiesta sulle morti dei bambini vaccinati e prima che la stessa Sanofi Pasteur avesse  pubblicato la relazione finale sui si anni di sperimentazione clinica, e tale approvazione è stata concessa  in 19 nazioni e nell’Unione europea.Eppure era stato un fallimento epocale nelle Filippine che ancora sono in causa contro la casa farmaceutica.Tutta questa storia ricorda drammaticamente molto di quanto sta accadendo oggi coi vaccini anticovid ed è per questo che il titolo di tale articolo è : “Chi non conosce il passato è condannato a ripeterlo”. Speriamo che la curiosa storia raccontata serva a fare aprire gli occhi a chi la legge.