Perché si fa un vaccino?

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Perché si fa un vaccino?

Marzo 28, 2022 Blog 0

Perché si fa un vaccino?

Per due motivi:

1) per evitare forme gravi e mortali di malattia con relativi ricoveri ospedalieri

2) per interrompere la trasmissione  del germe.


Questi pseudo trattamenti preventivi sono stati approvati in via emergenzale e sotto condizione , dopo studi che, in realtà ,non sono stati condotti per esplorare nessuno dei due obiettivi.Infatti per un’infezione che nella gran parte dei casi ha un andamento pauci o asintomatico,per capire se il trattamento riesca ad evitare forme gravi necessita un numero di persone arruolate molto superiore ai 30.000 circa che ,nel migliore dei casi, sono stati utilizzate per questi studi ed inoltre è ovviamente necessario più tempo dei circa quattro mesi di indagini che hanno portato all’autorizzazione.Si pensi che per valutare l’efficacia relativa ci si è accontentati di considerare i casi lievi di Covid nei due diversi gruppi ( quello inoculato col trattamento e quello placebo) così che bastava un sintomo ed un esame PCR positivo ( peraltro senza avere specificato a quali e quanti geni era la positività e a quanti cicli di amplificazione erano tarati i test) per farli rientrare tra i casi Covid cercati.Così trovati per esempio circa 170 casi, come sopra considerati, si sono tratte le prime conclusioni che hanno portato al raggiungimento del primo endpoint e alla successiva autorizzazione.Avete capito bene ? ….   8 casi in un gruppo e 162 nell’altro, senza peraltro ricoveri per Covid o casi gravi di Covid,  su 30.000 persone,   sono bastati per avere l’autorizzazione.Cerchiamo di  capire cosa vuol dire efficacia al 60,90,95% perché forse l’espressione  inganna. Nell’esempio di sopra avere 8 casi( lievi ripetiamolo come un mantra) tra i “vaccinati”( fra virgolette non a caso) e 162 tra i trattati con soluzione fisiologica ( gruppo placebo) porta che il 95% dei casi si sono verificati tra i non vaccinati e il 5% tra i vaccinati.Ottimo direte voi .In realtà questo è il rischio relativo.Il rischio assoluto ovvero quante persone su 100 si ammalano se non vaccinati è ben diverso e si ottiene considerando i 154( 162-8=154) che si sono ammalati su 15000 circa che non erano vaccinati.Questo numero è 1% ossia una persona su cento che non si vaccina rischia di ammalarsi  peraltro di forma lieve. Per quanto riguarda il secondo punto ossia se le persone vaccinate possano o meno trasmettere l’infezione, per stessa ammissione degli autori degli studi non sono stati fatti a tutti i partecipanti al gruppo dei vaccinati almeno due tamponi settimanali per seguire i casi di positività  in assenza di sintomi.

Considerato che si tratta di “vaccini” che stimolano la formazione da parte dell’organismo trattato della proteina spike e di non ulteriori antigeni virali è molto facile che,  come  altri vaccini che immunizzano verso una o pochissime componenti antigeniche   del germe ( ad esempio i vaccini antidifterico e antipertossico) non permettano di evitare il contagio da parte dei vaccinati che si infettano. Quindi per concludere, sia pure a condizione che le case farmaceutiche diano di volta in volta altri dati fino al completamento degli studi, sono stati autorizzati trattamenti i cui studi  non rispondevano a nessuno dei requisiti per cui un vaccino deve essere fatto. Ognuno di voi si ponga una domanda e si dia una risposta.

Nel frattempo consideriamo che, per motivi che vengono riferiti come etici dalle case farmaceutiche, i gruppi placebo riceveranno o hanno già ricevuto il “ vaccino” così che diventa impossibile fare un raffronto non esistendo più un gruppo di  paragone.Ovvero fare il delitto e cancellare le prove.bmj.com/content/371/bmj.m4037